9 luglio 2011

Itero de la Vega – Carrion de los Condes                                                  

Che sorpresa ieri sera tornare in Alberge e trovare i nostri amici coreani. Che prova di carattere!

Le tappe di oggi, come quella di domani è stata di assoluta pianura. La strada, un rettilineo infinito procede per 32 km traversando piccoli paesi con case costruite con il fango. In questo piattume arrivare a Carrion de los Condes è una consolazione. Incontriamo i coreani solo in paese, procedono ormai a velocità ridotta. Sembrano molto provati ma nonostante questo insistono per cucinare per noi questa sera.

Questo pomeriggio abbiamo prenotato il volo di ritorno: 28 di luglio, un giovedì. L’anticipo di un giorno della data del ritorno, dovuta a motivi economici, ci spinge a tentare di anticipare di un giorno il nostro arrivo a Santiago. Fino a Leon le tappe rimarranno bene o male quelle prefissate, mentre più avanti si proverà ad accelerare i tempi.

Lungo la tappa di oggi, prima di Fromista, abbiamo costeggiato un canale che accompagna il viaggio del pellegrino molti chilometri. Lungo questo canale numerosi pescatori erano a caccia di gamberi di fiume. Li pescavano con una sorta di cesta metallica al cui interno ponevano un disco bianco per attrarre l’animale. Dopo aver calato per alcuni minuti il cesto in acqua lo recuperavano. La quantità di gamberi che riuscivano a pescare con questo stratagemma era impressionante. Ci siamo avvicinati ad un paio di pescatori e abbiamo chiesto loro di mostrarci i gamberi. Austropotamobius pallipes! Che sorpresa! Date le caratteristiche del sito e la pessima qualità dell’acqua non me lo sarei proprio aspettato. Lo spirito naturalistico ancora invitto accompagna i miei passi.

Durante una sosta al bar a Carrion de los Condes facciamo la conoscenza di due americani facenti parte di un gruppo di quattro. Sono giovani insegnati di liceo che stanno accompagnando due studentesse lungo il Cammino. Il professore ci racconta che aveva fatto un’esperienza analoga anche l’anno prima, in America, accompagnando un gruppo di studenti lungo una desolata rotta di 200 km lungo le strade americane. Ci racconta anche di come aveva perso quella volta due studenti all’interno di una riserva indiana. Il suo racconto mi fa tornare in mente Gambassi Terme.