17 luglio 2011

Trabadelo – Samos                                                                                                              

La salita a O’Cebreiro e i 24 km fino ad Hospital, temuta dai più, si rivela fin troppo facile per le nostre gambe ormai più che rodate. La prima parte del percorso va come da programma e l’ascesa a O’ Cebreiro è assolutamente piacevole, a parte il meteo che non è dei più clementi. Così saliamo rapidi fino al piccolo paesino in cima al monte e dispersi tra le nuvole basse entriamo in Galizia. Dopo una veloce visita alla chiesa, dove con sorpresa troviamo un nostro vecchio amico di Cammino, Domenico (il romano) a celebrare la messa, ci infiliamo in una taverna per scaldarci e rifocillarci. Ora inizia il “dramma”. Decidiamo di utilizzare il vecchio rimedio alpino: il vino. Così dopo aver salutato Arianna che parte per Fonfria, ci attardiamo a bere un po’ di rosso. Questa sosta ci costerà più cara di quanto avessimo potuto pensare.

Scendiamo da O’ Cebreiro e arriviamo ad Hospital ma dopo una coda all’Alberge ci dicono che è rimasto un solo letto. Decidiamo allora di proseguire, anche se questo vuol dire separarci dal gruppo dei nostri amici spagnoli che ha invece trovato posto in quell’Alberge.

Così proseguiamo in discesa verso valle, superando l’Alto do Poio e Fonfria. Ci sentiamo in forze e decidiamo di spingerci fino a Tricastela (39 km).

Sulla via di Tricastela, quasi per scherzo, viene fuori l’idea di andare ancora 10 km in avanti ed arrivare così al monastero di Samos. Arrivare a Samos poteva essere una buona occasione per provare a ritrovare Claudio e i due croati. I 10 km aggiuntivi verso Samos si rivelano più tosi del previsto e così arriviamo a destinazione stremati dopo aver camminato più di 50 km. E’ stata la tappa più lunga da quando siamo partiti. Ma il problema è che quando arriviamo al monastero lo toviamo…al completo!

Siamo costretti ad andare in un albergo privato dove riusciamo a sistemarci per 11 euro. Cerchiamo un posto dove mangiare ma tutti i ristoranti sono chiusi e così ci rifugiamo in un bar a farci un panino con un po’ di vino.

La giornata è stata devastante e mi sento provato. Tuttavia, le emozioni sono state tante a partire dall’ascesa a O’ Cebreiro. Inoltre sulla via di Samos facciamo conoscenza di un pellegrino francese di 21 anni: Rudy.

Non ha zaino, ma solo un fagotto. Non ha cerata o K-way, ma solo una camicia e un paio di pantaloni rotti. Ci racconta che lavora come meccanico e che è partito da casa sua vicino a Parigi alla volta di Santiago. Per finanziarsi il viaggio ha venduto la sua macchina. Arriva con noi a Samos ma decide di andare a cercare un posto dove accamparsi piuttosto che stare in albergo.

Questi ragazzi sono gli anticorpi della società. Li ammiro e rivedo parte di me stesso nei loro occhi. Buon viaggio Rudy.

La strada percorsa oggi era anche costellata da molti castagni secolari alcuni dei quali sembravano quasi millenari. Queste forme di vita sono testimoni silenti di antiche vite.                                      

Chiesa nel piccolo villaggio di O’Cebreiro
Io e Rudy
Il monastero di Samos