14 luglio 2011

Puente y Hospital de Olvigo – Rabelor de Camino                                                          

La cena comunitaria di ieri sera è stata una di quelle occasioni che lasciano il segno. Ho conosciuto molte persone, tra le quali due ragazze basche di Vittoria, uno spagnolo che ha vissuto sei anni a Pamplona e ora è emigrato in Inghilterra dove vive a Londra per perfezionare la lingua. Quest’ultimo mi racconta di San Firmino: dice che correre davanti ai tori può farlo chiunque ma che è anche molto pericoloso. Dice anche che è usanza andare a far festa la notte e poi il giorno dopo andare a correre, così spesso ci scappano feriti e qualche morto. I tori sono sei più un toro “inoffensivo” ma che serve per far correre gli altri. Il numero dei tori è uguale a quello delle bestie nelle corride. Il ragazzo ci racconta dell’odore dei tori che invade le strade di Pamplona: un odore forte e cattivo tanto che, dice, se vai a vedere la corsa e sei ubriaco rischi di vomitare per la nausea. La corsa dura due minuti e avviene una volta al giorno per tutta la settimana che dura la festa.

Per quanto riguarda le ragazze basche una lavora come insegnante per bambini di due anni mentre l’altra ha terminato i primi tre anni di economia.  Parlano poco l’inglese così cerchiamo di comunicare in spagnolo. Una mescolanza di lingue! Molto spesso finisco per parlare quel misto di idiomi che qualcuno ha chiamato “spanishenglish”.

Tuttavia, il personaggio rivelazione della serata è stato l’hospitalero che ha preparato la zuppa di aglio. Un omone sui sessantacinque anni che ubriaco ha cantato tutta la sera e ha tenuto banco raccontando barzellette in spagnolo. Alla fine della cena l’omone ha regalato a me e al mio compagno di viaggio due ciondoli raffiguranti un crocefisso. E’ stato davvero molto gentile con noi. Grazie di cuore.

Questa mattina la strada percorsa fino ad Astorga era a tratti sterrata e a tratti asfaltata e correva tranquilla a fianco della provinciale. Arrivati ad Astorga ci siamo fermati qualche momento per osservare la città e rifocillarci in un bar la cui gestrice ci ha donato dei dolcetti tipici della città. Abbiamo conosciuto una ragazza di Asti partita da sola il 26 di giugno da Saint Jean Pied de Port. Ci dice di essere piuttosto stanca di fare questa vita da “pellegrina” e che ci sono giorni che proprio iniziano a pesarle. Sentendoci soffocare dalla parlantina della ragazza ci defiliamo e marciamo verso la nostra meta di oggi: Rabelor del Camino. Per arrivare al piccolo paese ai piedi del monte sul quale si erge la famigerata Cruz de hierro, la strada sale gradualmente portando il viandante a passare tra piccoli paesi e ampi spazzi dove la vegetazione comincia a cambiare rispetto a quella dei giorni precedenti. Le querce incominciano ad insinuarsi tra i cespugli e i boschi si avvicinano.

Arrivati in paese andiamo a chiedere ospitalità all’Alberge a noi consigliato dall’omone di ieri sera, ma lo troviamo completo.

La gestrice (irlandese) però ci accompagna personalmente fino ad un altro Alberge dove riusciamo ad ottenere due letti e così a sistemarci. In una delle piccole chiesette di cui il paese è disseminato questa sera canteranno i vespri in gregoriano. Nel 2007, durante il mio precedente Cammino,  avevo già assistito a questa celebrazione ma oggi la quantità di pellegrini che ha invaso il paese mi sembra trasformare questa tradizione in uno spettacolo da circo. Quanto è difficile sopravvivere dall’innovazione portata dai turisti. Quanto è difficile trovare il giusto compromesso tra sviluppo economico-turistico e la salvaguardia delle tradizioni. Il rischio è la banalizzazione più totale.