13 luglio 2011

Leon – Puente y Hospital de Olvigo

Ieri sera ho avuto la sensazione di trovarmi in un viaggio organizzato stile villaggio vacanza. Non è la prima volta che mi capita da quando siamo partiti ma, comunque sia, questa sensazione ieri sera mi si è appalesata in maniera inequivocabile.

Prima di ritirarmi nel mio sacco a pelo ho partecipato alla “benedizione del pellegrino”. Come già ho scritto in precedenza, non prendo parte a questo genere di celebrazioni per spirito cristiano, ma piuttosto per affacciarmi su un mondo che per me è sempre stato marginale. Spiare dal buco della serratura la vita altrui.

Così ieri sera, puntuale alle 21:20, mi sono seduto ad un banco di chiesa assieme ad altre 50-60 persone per ricevere da un gruppo di suore la benedizione. In mezzo a tanta gente mi sono sentito un estraneo. Non tanto per essere fondamentalmente un “intruso”, ma quanto piuttosto perché mi sono sentito inglobare in un gruppo di persone che affrontano il Cammino come un viaggio Alpitour.

Le tappe scandite dalle consuetudini che il Cammino regala. Così anche quella benedizione diventa una consuetudine di viaggio. Un moderno viandante della domenica che partecipa ad una celebrazione perché fa parte del ruolo che ha scelto di vestire nelle proprie ferie. Sono situazioni che cozzano contro quello che è il mio modo di vedere il pellegrinaggio: un viaggio verso sé stessi, una continua ricerca. Appena esco dalla cappella mi rendo conto di aver deciso dentro di me che non prenderò mai più parte a questi rituali.

Questa mattina al nostro risveglio abbiamo trovato il cielo più clemente rispetto a quello di ieri e nella fresca aria mattutina abbiamo iniziato a camminare.

Il percorso è piano e 35 km passano piuttosto in fretta. Arriviamo a Puente y Hospital de Olvigo intorno alle 15 e riusciamo a sistemarci nell’Alberge parrocchiale. Più che parrocchiale il posto ha l’aria di un centro sociale e l’hospitalero portoghese con il suo modo di fare gioviale non contribuisce a far assumere al sito un aspetto più austero.

A discapito dei suoi gestori, il sito è molto bello. Un chiostro interno si apre appena dopo l’ingresso e un buio passaggio conduce ad uno spettacolare giardino. Un magnifico posto dove riposare e dove un signore (forse hospitalero anche lui) incomincia a preparare una zuppa d’aglio per tutti. La cena comunitaria mancava da un po’ e da qui in avanti sarà sempre più difficile trovarla dato il gran numero di pellegrini sulla strada.

Decidiamo quindi di prendervi parte e in una bottega del paese compriamo per l’occasione due bottiglie di vino, un tocco di formaggio e un chorizo. In più qualche scatoletta per la successiva colazione: tonno e polpo in scatola. Di ritorno all’Alberge troviamo anche un ragazzo incontrato la sera precedente a Leon. E’ un tedesco di età imprecisata, alto più di due metri. Ci racconta di essere partito dalla Germania, dai campi di concentramento, di essere passato dall’Inghilterra, dalla Terra Santa e ora di essere diretto a Santiago. Sembra in buona salute anche se un migliolo fuori sede gli sbuca dai sandali. Viaggia portandosi dietro una sorta di pergamena infinita di credenziali e un pezzo di cero pesante diversi chili. Ci racconta anche di aver fatto parte del viaggio con un cero alto più di un metro. Una strana persona. Mi incuriosisce ma è piuttosto difficile conversare assieme a lui. Spero di avere qualche occasione in più durante la cena di stasera.

Domani 37,5 km fino a Rabelor del Camino. La tappa dovrebbe essere piuttosto semplice anche se si continuerà a salire fino a raggiungere i 1200 m circa. Da lì in poi le tappe inizieranno a farsi dure: la Cruz de hierro, O’ Cebreo, la Galicia… ma c’è ancora tempo, ora è meglio pensare solo a domani.

Mi sento in pace con me stesso. Sono partito per questo viaggio con tante domande, ma se ora guardo dentro di me sento di aver trovato altrettante risposte. Sento di aver preso da questa esperienza tutto quello che questo viaggio poteva darmi. D’ora in poi per me il viaggio si trasformerà in una piacevle passeggiata. Il pellegrinaggio verso me stesso continuerà in un altro modo: credo di aver già raggiunto la mia Santiago dentro di me.                  

Preparazione della cena comunitaria
Il cuoco: la migliore zuppa di aglio di tutto il Cammino