24 luglio 2011

Oliveroa – Muxia                                                                                                               

Arrivare a Santiago questa volta non mi ha regalato le stesse emozioni di quando entrai in città per la prima volta tre anni prima. Al contrario, rivedere il mare dopo 1800 km è stata una grandissima emozione. La commozione è stata tale che i miei piedi si sono arenati più e più volte e i miei occhi persi nel contemplare lo spettacolo dell’oceano.

Intravedere il mare nella foschia è stato uno spettacolo ancora più grande che vederlo risplendere alla luce del sole. Inoltre, il maltempo ha preservato le bianche spiagge dai turisti e dai bagnanti consegnandocele immerse nella loro eterna pace.

Partiti da Oliveroa intorno alle 6:30 della mattina camminiamo immersi in boschi di eucalipti e conifere. Dentro di noi coltiviamo la speranza di vedere spuntare l’oceano dietro ogni curva. Ma abbiamo dovuto attendere.

Dopo tre ore di cammino ci fermiamo in un piccolo paese per sgranocchiare qualcosa ed entriamo al bar “Coxa”. Una simpatica vecchietta e il suo malandato marito ci attendono e appena ordiniamo 3 porzioni di tortilla la vecchina scompare dentro la cucina. L’atmosfera è strana ed onirica. Il tempo in questo posto sembra essersi fermato e i ritmi di questi due anziani sono ai miei occhi assolutamente affascinanti quanto anomali.   

Lasciando il bancone deserto la vecchia comincia a pelare le patate, poi a lavarle e tagliarle a pezzetti. Esce dalla cucina, va nel pollaio e recupera le uova. Poi inizia a friggere le patate, aggiunge le uova e dopo un’attesa di quasi un’ora ci serve la miglior tortilla che abbia mai mangiato da quando ho messo piede in terra spagnola. Mangiamo di gusto e dopo la tortilla, vino e grappa siamo completamente sazi e pronti a riprendere il cammino.

L’arrivo al mare è spettacolare. Il primo scorcio d’oceano lo si ha attraverso pini e felci. Poi la costa, i golfi, le spiagge e le bianche rocce.

Il sussurro dell’oceano pervade le mie orecchie e mi accompagna negli ultimi km che mi separano da Muxia. La cittadina appare avvolta nella foschia e l’atmosfera è davvero mozzafiato.

In pochi istanti la fatica di 1800 km è stata completamente ripagata. Domani sarà l’ultimo giorno di pellegrinaggio, l’ultimo giorno di cammino: Finisterre.

Finisterre, la fine di tutto e al tempo stesso l’inizio di molto altro.

Ci sistemiamo all’Alberge municipale di Muxia e dopo qualche momento ci raggiunge Kim, uno dei due ragazzi coreani.

Viene da Finisterre e per lui il pellegrinaggio è finito con la giornata di oggi. E’ molto contento e domani tornerà a Santiago per andare poi a Porto. Cho, il suo compagno di viaggio, è già partito invece per Madrid. Chissà se avrà trovato il modo di bere il suo tanto amato Mojito. Buona fortuna ragazzi!