FRAMMENTI #28

Il mare è un ricettacolo di sogni interrotti. Mi ritrovo a navigare in questo oceano. Nessuna stella in cielo ad orientarmi. La mia zattera scricchiola giorno dopo giorno. Sento l’acqua salire, i piedi umidi e presto le ginocchia saranno sommerse. So di avere pochissime possibilità di sopravvivere all’imminente tempesta ma non ho altra volontà che scagliarmici contro a testa alta.

Quando le onde si calmeranno e il respiro di questo mare tornerà regolare chissà cosa resterà di me e di questa zattera. Chissà se i legni e le mie ossa saranno solamente dei nuovi elementi del disastro trasportati dai flutti fino alla prossima spiaggia dove si incaglieranno, o se la zattera mi porterà ad una terra sicura dove approdare.

Non ci sono alternative. Per sopravvivere alle insidie di questo mare non resta che l’astuzia e la speranza nel destino.

“Osare la speranza” gridava qualcuno, ed è esattamente quello che faccio, giorno dopo giorno, momento dopo momento, fintanto che avrò fiato. Poi chissà. “Poi” non esiste per chi è costretto a navigare a vista. Esiste il presente. Solo questo, nulla di più.  Il presente su cui puntare tutto quello che si ha. Una sola mano di carte, che si ripete giorno dopo giorno. Una sola mano. Vincere o perdere. Tutto o niente.

Sento le mie fiches assottigliarsi e diminuire in numero, ma nonostante questo continuo a scommettere senza indecisioni. Scommetto quello che ho, me stesso, contro un destino avverso. Perché non posso certo decidere io quando il mare si calmerà, posso solo aspettare. Quello che però sta a me scegliere è come preferisco affondare, se lentamente o con un tuffo spettacolare.

Se il destino sarà comunque quello di andare a fondo, allora tanto vale farlo con stile.