FRAMMENTI #2

Ricordo con un sorriso quando per la prima volta si decise di provare ad intraprendere una sperimentazione teatrale. I modelli di riferimento erano chiari, le idee riguardo ai testi da rappresentare erano molte, l’unica cosa che mancava era un gruppo un po’ più numeroso di attori. In effetti nel momento di massimo splendore eravamo in tre. Le prove si tenevano rigorosamente in una cantina, che oltre da rifugio valeva anche come scenografia. Nonostante la compagnia risultasse molto traballante (da qui il nome di “Piccolo Teatro Instabile”), le risate non mancavano e il vino e la grappa riuscivano a farci scordare il freddo di quelle serate invernali.

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Non c’è poi tanta differenza tra me e un lombrico: lui mangia la terra nuda e cruda e dal suo corpo fa uscire terra fertilizzata; io mangio la realtà che vedo e ne faccio uscire una realtà rielaborata e ripensata.

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Quanta tristezza può raggiungere il vivere umano, tristezza non necessariamente legata al dolore o alla perdita di qualcosa di caro. Spesso ben più triste è il non accorgersi di vivere come marionette mosse dalle dita della routine o ancor peggio del bel apparire. C’è forse qualcosa di peggio del costruire la nostra vita come se fosse un puzzle di pezzi già stampati e intagliati in modo che le congiunzioni tra essi siano obbligate?La cultura classica prima, il romanticismo poi, hanno cercato di insegnarci a vivere seguendo solamente il brivido dell’emozione…quanto ne siamo lontani.